La volontà popolare non conta! Così si uccide la Democrazia durante le vacanze.

La volontà popolare non conta! Così si uccide la Democrazia durante le vacanze.

Il 29 Dicembre 2012 l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas ha approvato il nuovo Metodo Tariffario Transitorio 2012-2013 per il Servizio idrico Integrato sancendo, nei fatti, la negazione dei Referendum del Giugno 2011, con cui 27 milioni di cittadini italiani si erano espressi per una gestione dell’acqua che fosse pubblica e fuori dalle logiche di mercato.
Già il Governo Berlusconi, solo due mesi dopo i referendum, aveva varato un decreto che, reintroducendo sostanzialmente la stessa norma abrogata, avrebbe portato alla privatizzazzione dei servizi pubblici locali. Tale decreto è stato poi dichiarato incostituzionale.
In egual modo l’Autorità vara una tariffa che nega, nello specifico, il secondo referendum sulla remunerazione del capitale e lascia che si possano fare profitti sull’acqua, cambiando semplicemente la denominazione in “oneri finanziari”, ma non la sostanza e cioè i profitti garantiti in bolletta. Poi fa anche di peggio.
Infatti, il nuovo metodo tariffario, metterà a rischio gli investimenti per la gestione del servizio idrico integrato più di quanto già non accada attualmente. Ciò avverrà perché in un sistema che si basa sul ricorso al mercato creditizio, se si allunga il periodo di ammortamento dei cespiti si ha una conseguente riduzione delle aliquote annue con un impatto negativo sui flussi di cassa, creando, così, un rischio elevato nel reperimento delle risorse finanziarie.
Ciò è particolarmente grave visto che il servizio idrico integrato abbisogna di ingenti investimenti nei prossimi anni (alcune stime parlano di circa 2 miliardi di € l’anno per i prossimi 20/30 anni).
L’Autorità, in un contesto dove il Governo tecnico di Monti ha rafforzato un’ impostazione neoliberista e di privatizzazione dei beni comuni, che conferma e ripropone nella sua agenda per il prossimo governo, si nasconde dietro, una deliberazione amministrativa per affermare una ricetta politica che vuole speculare sui servizi pubblici essenziali, a partire dall’acqua.
La qualità del servizio privato di gestione dell’acqua ha già ampiamente dimostrato di essere inferiore come ad esempio si può prendere Caltanissetta dove l’acqua è a gestione privata; il Comune ha stipulato, qualche anno fa, un contratto trentennale con una società spagnola e, nonostante il referendum, non è cambiato nulla. Il servizio, che all’inizio sembrava pressochè impeccabile rispetto alla precedente gestione pubblica, oggi funziona come e peggio di prima mentre i costi sono notevolmente aumentati. “Caltaqua”, la società spagnola che gestisce il servizio idrico a Caltanissetta, ha anche la gestione della depurazione delle acque reflue che finiscono nei terreni. Per tale servizio i cittadini di Caltanissetta pagano un extra relativo proprio alla voce “depurazione”. Nei pressi del depuratore, visivamente, le acque reflue non erano “limpide”. E, quindi, approfondita la questione e richieste le analisi effettuate, periodicamente, dall’A.R.P.A. (Agenzia Regionale Protezione Ambiente): le acque sono risultate non conformi ai limiti di Legge. L’A.R.P.A. segnala le violazioni ai Comuni interessati, alla Provincia ed alla Regione ma, al di là di qualche sanzione, tutto finisce lì. I cittadini pagano ma “Caltaqua” non fa il proprio dovere, ci sono le prerogative per richiedere la rescissione del contratto e, quindi, il rispetto del referendum popolare.
Caltanissetta comunque è solo un esempio che si può riscontrare altrove.
Per queste ragioni infatti la Sicilia ha fatto una scelta coraggiosa di inversione di marcia e del rispetto del referendum popolare fatto. Sicuramente merito evidente dei cittadini a 5 stelle che sono entrati in buona forza della giunta regionale di cui hanno anche il vicepresidente:
La notte tra il 29 e 30 dicembre l’Assemblea Regionale ha approvato il ddl 57A contenente disposizioni in materia di servizio idrico integrato.
In sede di discussione il testo è stato modificato con l’emendamento dell’On.le Panepinto che salvaguarda le gestioni transitorie per quei comuni che non hanno consegnato le reti ai gestori privati in questi anni di resistenza. Tutti gli altri emendamenti sono stati ritirati.
Un’ottima notizia che conclama la legittimità della resistenza dei Comuni alla consegna delle reti malgrado i diversi atti di nomina dei commissari ad acta disposti negli anni dal Governo Regionale.
Il ddl rimanda all’approvazione di una legge di riordino entro sei mesi. I Comitati siciliani promotori della proposta di legge sulla gestione pubblica dell’acqua in Sicilia metteranno in campo ogni azione volta a sollecitarne l’approvazione.

Il Comunicato Stampa del Sindaco di Menfi:
Acqua pubblica, dall’Ars via libera ai sindaci che non hanno consegnato gli impianti:
“Potranno continuare a gestire il servizio idrico senza obbligo di consegna delle reti”
Il sindaco Botta: “A Menfi le famiglie hanno risparmiato oltre 1.500 euro in quattro anni

In Sicilia arriva il primo segnale di rispetto del referendum che aveva sancito, a furor di popolo, il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua: “La giustizia trionfa: la scelta di non consegnare le reti mantenendo pubblica la gestione del servizio idrico si è rivelata giusta e assennata”. Così il sindaco di Menfi, Michele Botta, commenta la decisione dell’Assemblea regionale siciliana di disporre la liquidazione delle autorità d’ambito che finora hanno coordinato il servizio idrico integrato. E mentre l’ATO idrico si appresta ad andare in pensione – un decreto legge regionale sancisce il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua – la Regione ha anche disposto che tutti i Comuni che ancora non hanno consegnato gli impianti alla Girgenti Acque potranno continuare a gestire il servizio idrico, senza avere nulla da temere dal punto di vista legale e senza aver più l’obbligo della consegna delle reti. “Pur di rispettare la volontà dei cittadini – continua Botta – abbiamo resistito anche alle diffide perentorie con le quali si intimava ai Comuni che non l’avessero ancora fatto la consegna degli impianti, assumendoci grandi responsabilità, anche personali. Ci hanno chiamati sindaci ribelli e fuori legge perché abbiamo deciso di schierarci dalla parte della gente e della giustizia, sulla base di un principio inalienabile: l’acqua è di tutti e non deve essere gestita dai privati. Menfi è stata capofila nella battaglia: l’unione di tutti e il coraggio assunto al vertice – conclude Botta, che è stato anche primo firmatario del ddl regionale di pubblicizzazione del servizio idrico  – ci ha fatto ottenere un grande risultato e ha consentito alle famiglie di risparmiare oltre 1.500 euro in quattro anni”.

Fonti:

http://www.acquabenecomune.org/

http://www.beppegrillo.it/2013/01/la_volonta_pop.html

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