Candidature: terremoto nel PD. Con le liste di Bersani “Primarie tradite” e il partito si distrugge in Sardegna.

Candidature: terremoto nel PD
Con le liste di Bersani “Primarie tradite” e il partito si distrugge in Sardegna.

Salta l’intesa sulle liste di Camera e Senato tra il segretario del Pd sardo Silvio Lai e Pierluigi Bersani. Terremoto nell’Isola.

Si sta rivelando un terremoto la protesta dei dirigenti del Pd sardo nei confronti del partito nazionale dopo la composizione delle liste per Camera e Senato con l’inserimento di alcuni nomi da Roma. Dopo le dimissioni annunciate dal capogruppo del Pd in Consiglio regionale e di altre autosospensioni, è la volta del consigliere regionale Cesare Moriconi e di altri amministratori locali. “Le primarie sarebbero dovute essere l’antidoto all’antipolitica, una festa democratica attraverso cui selezionare le candidature per la Camera e Senato e la risposta al Porcellum – ha detto Moriconi che ha chiesto un intervento del segretario regionale – un evento democratico di proporzioni storiche, tristemente macchiato con l’approvazione di quelle liste che tradiscono il voto, offendono i democratici sardi, il popolo delle primarie, le centinaia di volontari tanto osannati a parole”.

Autosospesi dal Pd anche il sindaco di Villa San Pietro, Matteo Muntoni, il consigliere comunale di Sarroch Efisio Andrea Guiso, e il presidente del Consiglio Comunale di Capoterra, nonchè consigliere della Provincia di Cagliari e dirigente regionale del Partito Democratico, Giorgio Marongiu.

LA GIORNATA DI IERI – “Nelle prossime ore comunicherò al Gruppo consiliare le mie dimissioni da capogruppo Pd”. Queste le parole del presidente del Gruppo del Partito democratico nel Consiglio regionale della Sardegna, Giampaolo Diana, per protestare contro le decisioni della Direzione nazionale sulla composizione delle liste per le elezioni politiche alla Camera e al Senato. “Il voto delle primarie non è stato rispettato – ha detto. Da Roma sono stati infatti indicati alcuni nomi nella lista sarda e in questo schema resterebbero fuori dalla possibilità di ottenere un seggio nell’isola altri aspiranti che avevano superato la prova delle primarie.

Lo “schiaffo” al partito sardo dalla Direzione nazionale del Pd continua a mietere “vittime”. Dopo le dimissioni annunciate dal capogruppo Pd in Consiglio regionale della Sardegna, Giampaolo Diana, arrivano le dimissioni del vicepresidente del Gruppo, Marco Espa, e l’autosospensione dalla carica di segretario regionale dei giovani democratici, Mauro Usai.

Lo scossone dato dalla composizione delle liste verrà analizzato nel Gruppo consiliare del Pd e lo stesso Diana ha chiesto alla presidenza dell’assemblea regionale di fare intervenire gli organi di garanzia “per valutare se le scelte fatte dalla Direzione nazionale ledano i criteri che noi abbiamo assunto per svolgere le primarie. Per quanto mi riguarda non ci sono le condizioni minime per continuare a svolgere serenamente la mia attività mentre il gruppo deciderà altre iniziative”. Secondo Diana questo è l’effetto dell'”indignazione di tanti giovani democratici. Non siamo disponibili ad accettare supinamente queste decisioni e il nostro obiettivo è far comprendere innanzitutto al Segretario nazionale che le regole si rispettano sempre e comunque”.

Il vicepresidente del gruppo, Espa, sostiene che il suo passo indietro “serve per permettere al Gruppo di valutare serenamente le decisioni prese”, mentre la vicesegretaria regionale del Pd, Francesca Barracciu, tuona contro le “liste che vanno rispedite al mittente. Si tratta di un risultato inaccettabile perché sono state stravolte le regole: i perdenti sono diventati vincitori, i vincitori sono ora perdenti, le donne nei posti utili sono meno del 33% e per di più, nonostante per via della popolazione abbiamo perso già due parlamentari, ai sardi vengono sottratti altri due posti e attribuiti a non sardi”.

FUORI ANCHE ERRIU – Nel pomeriggio è arrivata anche l’autosospensione dal partito del presidente regionale dell’Anci, Cristiano Erriu (sindaco di Santadi). In una lettera indirizzata al segretario regionale del Pd, Silvio Lai, il presidente dell’Anci Sardegna afferma di non riconoscersi più in questo Pd. “Ero portato a pensare ad un Partito Democratico capace di tutelare le autonomie e la sussidiarietà – scrive Erriu – ero orgoglioso di appartenere ad un partito affidabile, che non ha timore di guardare negli occhi le persone, capace di mobilitare le coscienze in nome di un’idea, di un principio.
Un partito in cui, in un quadro di regole nazionali certe e ragionevoli, a decidere se rappresentanza e merito devono stare insieme sono i cittadini elettori e non altri. Un partito che tiene conto della specificità di una Terra che fa della propria volontà autonomistica un tratto essenziale del proprio orgoglio democratico”. “Mi sono trovato invece ad assistere – prosegue Erriu – ad uno spettacolo indecoroso di un Partito nazionale rimasto sordo agli appelli unanimi della nostra direzione regionale e che, viceversa, sembra aver avallato grigie scelte tecniche non lontane da quelle operate nel passato da biscazzieri che si pensavano statisti. Questo non è il mio Pd”.

LE CANDIDATURE – Secondo lo schema ipotizzato, ma la situazione è ancora in evoluzione, alla Camera sarebbe capolista il segretario del Sulcis, Emanuele Cani, in quota nazionale, mentre al Senato il segretario regionale, Silvio Lai, che però potrebbe non essere più disponibile dopo il disaccordo con Roma. In questo modo a rischio per la Camera ci sarebbe il renziano Gavino Manca (che risulterebbe nono in lista) mentre per il Senato l’uscente Paolo Fadda (forse quinto in lista). Nel frattempo la base del Pd sardo, non solo quella del Sulcis, è pronta alla mobilitazione e a non partecipare ad una campagna elettorale che non sia rispettosa dell’esito delle primarie.

Ci sono delle altre ragioni che hanno determinato le proteste del Pd sardo: intanto la presenza del sociologo sassarese Luigi Manconi, quarto al Senato, e un volto sconosciuto alla Camera – la lista ufficiale della Camera approvata ieri nella capitale recita testualmente, al quarto posto, “nazionale altri partiti”. Che significa: un socialista: forse – corre voce – Bobo Craxi, oppure Claudio Martelli. La Morale? Che Gavino Manca e Paolo Fadda, entrambi considerati già eletti sin dalle primarie, vengono ricacciati indietro, e sono a rischio.

Fonte: L’Unione Sarda

 

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