Mosler del Me-MMT elogia Luigi Di Maio del 5 Stelle sulla possibilità del ritorno alla Lira tenendo i risparmi in Euro.

Mosler del Me-MMT elogia Luigi Di Maio del 5 Stelle sulla possibilità del ritorno alla Lira tenendo i risparmi in Euro.

Warren-Mosler

MOSLER: “BRAVO DI MAIO: SE TORNIAMO ALLA LIRA POSSIAMO TENERE I RISPARMI IN EURO”

Keynes blog ha pubblicato un articolo di critica al parlamentare del M5S Luigi Di Maio il quale ha dichiarato che, nel caso di ritorno alla lira, i risparmi degli italiani potrebbero essere lasciati in euro. La proposta trae origine da Warren Mosler ed è presente nel Programma di Salvezza Nazionale Me-Mmt (clicca qui). A tal proposito abbiamo voluto ascoltare lo stesso Mosler, che ha approfondito punto per punto le tesi di Keynes blog (KB in corsivo, WM in neretto).

Traduzione di Daniele Della Bona. In fondo al testo riportiamo la trasmissione Otto e mezzo in oggetto. La disputa sull’euro avviene dopo il minuto 25. La posizione di Mosler, approfondita a Chianciano un anno fa, è peraltro ribadita anche da Giovanni Zibordi.

Keynes Blog: Qualche giorno fa Luigi Di Maio, esponente di punta del M5S, ha dichiarato alla trasmissione Otto e mezzo su la7 che l’Italia dovrebbe uscire dall’euro, ma i risparmi degli italiani potrebbero rimanere in euro (qui al minuto 26:10). Proviamo a spiegare perché questa proposta ha costi insostenibili e quindi non è realizzabile, neppure limitatamente.

Warren Mosler: E io spiegherò perché il signor Di Maio ha ragione su questo!


KB: Lasciare i risparmi in euro

Supponiamo che tutti i risparmi degli italiani rimangano in euro.

WM: Ok

KB: Questo significa che dovrebbero rimanere in euro i conti correnti e i conti deposito, gli investimenti in titoli di stato e quelli emessi da imprese private e probabilmente anche le “azioni risparmio” e altre forme di risparmio come il TFR e i fondi pensione.

WM: Perché? E perché è importante in cosa le persone decidono di risparmiare?

KB: Supponiamo che tutti i risparmi degli italiani rimangano in euro. I depositi sui conti correnti sono, dal punto di vista della banca, delle passività: la banca cioè deve al correntista una certa somma di denaro. Viceversa i mutui e in generale i prestiti (impieghi) sono attività, poiché qualcuno deve del denaro alla banca. Se i depositi rimangono in euro mentre gli impieghi vengono convertiti in lire, è evidente che la banca subirà una perdita nel momento in cui la lira si svaluterà, come prevedibile, nei confronti dell’euro, perdita tanto più grande quanto più grande sarà la svalutazione.

WM: mia proposta era quella di non ridenominare niente nel bilancio della banca, lasciando prestiti e depositi come sono attualmente, ossia principalmente in euro ma anche alcuni in dollari. In questo modo la banca resta ‘in equilibrio’ rispetto a rischi di tipo valutario. Comunque, io ho anche proposto che il governo consenta e faciliti, nella misura necessaria, la possibilità sia per i depositanti sia per coloro che sono debitori di convertire i propri depositi e prestiti in cambio di depositi e prestiti in lire al tasso di cambio vigente sul mercato.

Farlo a prezzi di mercato consente inoltre alle banche di mantenere la valuta delle proprie passività in linea con quella delle proprie attività, in maniera molto simile a ciò che le banche fanno regolarmente con i loro vari depositi e prestiti valutari.


KB: Una situazione difficilmente gestibile, anche considerando che le banche italiane sono già appesantite dalle sofferenze (crediti che non vengono rimborsati) causate dalla crisi, che porterebbe molto probabilmente al fallimento di diversi istituti di credito e a pesanti ripercussioni su tutto il sistema creditizio.

WM: Gli azionisti della banca sono i primi a rischio in caso di perdita e i contribuenti sono a rischio solo se le perdite eccedono il capitale e i depositi che sono assicurati dal governo.

KB: Il collasso del sistema bancario, che la proposta di Di Maio in teoria dovrebbe evitare eliminando la corsa agli sportelli, diventerebbe il risultato più probabile.

WM: Non c’è ragione perché avvenga un collasso. Le banche rimarranno aperte fintanto che il governo fornirà liquidità (in lire), come farebbe nella mia proposta, e solo i depositi in lire saranno assicurati dal governo, cosa che darà anche un incentivo per convertire euro con lire.

KB: Un discorso simile può essere fatto per i titoli privati e pubblici. In questo caso le perdite sarebbero a carico degli emittenti (imprese private e stato). 

WM: Bpt e Cct non sono niente più che depositi in euro all’interno dell’Eurosistema. Io propongo di non convertire nemmeno quelli.

KB: Lasciare anche i mutui in euro.

Si potrebbe pensare di mantenere anche i mutui in euro. Così facendo il problema si sposta sui mutuatari: essi infatti percepiranno i loro redditi (stipendi, salari, redditi da lavoro autonomo) in lire, mentre dovranno pagare il mutuo in euro. Una situazione del genere, ma di dimensioni modeste, si produsse nel 1992 quando la lira uscì dallo SME e mise in difficoltà chi aveva mutui in ECU. In questo caso però riguarderebbe la generalità dei mutuatari e non solo una minoranza, con effetti potenzialmente molto gravi sui bilanci di milioni di famiglie.

WM: Sono d’accordo. Quelli che hanno un mutuo dovrebbero essere incoraggiati a convertire i loro debiti in euro con debiti in lire (al tasso di cambio corrente). Il governo lavorerà con le sue banche nazionali per garantire che ciò avvenga in modo ordinato.

KB: Stabilire una soglia

Si potrebbe anche pensare di lasciare in euro solo i conti sotto i 100mila euro, quelli “garantiti” per legge. A quanto ammontano? Secondo la relazione annuale 2013 del fondo interbancario di garanzia, l’ammontare dei fondi coperti da garanzia è pari a 736 miliardi di euro, un po’ meno della metà del PIL. Anche limitando la non-conversione ai soli “fondi rimborsabili” o ai soli conti effettivamente al di sotto del 100mila euro (il fondo infatti garantisce anche i c/c sopra i 100mila euro ma fino a tale soglia), si parla comunque di cifre tutt’altro che trascurabili, rispettivamente 500 miliardi (1/3 del PIL) e 392 miliardi (1/4 del PIL). Difficile immaginare una ripresa del credito in queste condizioni.

WM: Lasciatemi aggiungere una cosa che non è stata affrontata in questo post.

La conversione forzata dei depositi da euro a lire tende a far deprezzare la lira, mentre lasciare i depositi in euro tende a far apprezzare la lira. Ecco perché: ipotizziamo per esempio che metà dei depositanti vogliano euro e metà vogliano lire. Ciò significa che se i depositi vengono convertiti forzosamente in lire, metà dei nuovi depositanti in lire cercheranno di vendere le loro lire per acquistare euro, provocando un deprezzamento della lira.

Mentre, se i depositi fossero lasciati in euro, metà dei depositanti cercherebbe di vendere euro per acquistare lire, e ciò causerebbe un apprezzamento della lira.

E lasciatemi aggiungere che mentre in teoria un governo può operare con una valuta che si sta svalutando o rivalutando e sostenere politiche di piena occupazione e prosperità, in pratica i governi sono in posizione più comoda all’interno di un contesto in cui la valuta si apprezza.

Di nuovo, complimenti al signor Di Maio per aver colto il punto in maniera corretta.

WARREN MOSLER

 

Fonte: http://memmt.info/site/mosler-bravo-di-maio-se-torniamo-alla-lira-possiamo-tenere-i-risparmi-in-euro/

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