Scattano in Sardegna i primi divieti sul commercio di alimenti alla diossina. “Catena compromessa”.

Scattano in Sardegna i primi divieti sul commercio di alimenti alla diossina. “Catena compromessa”.portoscusoinq__1

Piombo e diossina in vino, latte, frutta e verdura.

Gruppo di Intervento giuridico: “Non si può vendere il latte ovicaprino né fare allevamento, non si possono raccogliere mitili e crostacei, non si possono vendere frutta, verdura e vino, chi li consuma lo fa a rischio e pericolo”
Niente latte, vino, mitili, frutta a verdura.  Causa inquinamento, il territorio di Portoscuso e la catena alimentare locale, appaiono ormai compromessi. Questa almeno l’analisi del Gruppo di Intervento giuridico che ha reso nota la risposta della Asl di Carbonia sul monitoraggio della qualità delle sostanze destinate al consumo alimentare prodotte nella zona.

Di fatto è sempre peggiore la situazione ambientale e sanitaria di Portoscuso: si va dai fumi di acciaieria, che vedono il centro suscitano diventarne la pattumiera d’Europa, al bacino dei fanghi rossi e al relativo inquinamento, dagli sversamenti in mare di inquinanti alle discariche illecite di rifiuti tossico-nocivi, alle nubi di fluoro, ai traffici illeciti di rifiuti industriali.

La richiesta alla Direzione generale dell’Asl di Carbonia riguardo la richiesta di informazioni a carattere ambientale e di adozione degli opportuni interventi inoltrata è stata spedita, il 30 aprile 2014 dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico, che chiedeva la predisposizione e lo svolgimento di un adeguato monitoraggio della qualità delle sostanze destinate al consumo alimentare prodotte nel territorio comunale portoscusese (coinvolti anche il Ministero dell’ambiente, gli Assessorati regionali della difesa dell’ambiente e della sanità, il Comune di Portoscuso, l’Arpas la Procura della Repubblica e la Commissione europea).

La situazione esposta dalla Asl della cittadina mineraria, frutto di analisi e monitoraggi che si protraggono da lunghi anni, “appare decisamente orientata verso gli scenari peggiori: forse la stessa catena alimentare è ormai compromessa”, scrive l’associazione ecologista.

Questo perché, “gli esiti” dei monitoraggi condotti con la stretta collaborazione dell’Ispra e dell’Istituto Superiore di Sanità hanno portato alla “richiesta al Sindaco del Comune di Portoscuso di adozione di provvedimenti contingibili e urgenti che al momento consistono in: divieto di commercializzazione/conferimento del latte ovicaprino, prodotto da sette allevamenti del territorio comunale con avvio a distruzione presso impianto autorizzato, e di movimentazione in vita e di avvio a macellazione dei capi allevati presso le attività produttive del territorio (in attesa di verifiche  mirate sulla eventuale presenza di diossina nelle carni). Resta poi in piedi il divieto di raccolta dei mitili e dei granchi nel bacino di Boi Cerbus e quello di commercializzazione e raccomandazione di limitazione del consumo di prodotti ortofrutticoli e vitivinicoli prodotti nel territorio.

“In poche parole”, scrivono gli ecologisti, “a Portoscuso non si può vendere il latte ovicaprino né fare allevamento ovicaprino, non si possono raccogliere mitili e crostacei, non si possono vendere frutta, verdura e vino, chi li consuma lo fa a rischio e pericolo”.

Fonte CagliariPad: http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=9184&l=2

Foto: Portoscuso, da gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com

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