Riparte Il Circo Della Politica; Giovanni Favia Ci Salta Sopra

Riparte Il Circo Della Politica; Giovanni Favia Ci Salta Sopra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La campagna elettorale impazza, fomentando gli istinti più bassi e l’inclinazione alle promesse più spregiudicate; un parterre pieno di vecchie glorie, e new entry come Favia.

Quando iniziò la sua presunta polemica per la democrazia interna del M5S, i giornali gli diedero ampio spazio e risalto. Quasi nessuno ipotizzò un tradizionalissimo ricatto politico, alla ricerca di un seggio in parlamento che le regole del movimento di appartenenza gli negavano. In deroga agli impegni assunti, alla sua carica di consigliere cui non rinuncia, e a qualsiasi forma di pudore, Favia ha annunciato di aver accettato il ruolo di capolista per la lista Rivoluzione civile di Ingroia.

Ha cioè semplicemente emulato il modus operandi degli appartenenti a tutti i partiti tradizionali, spostandosi, come si farebbe in qualsiasi azienda privata, non appena si è prospettata una posizione più interessante e meglio retribuita. Non sappiamo ancora quali saranno i suoi impegni elettorali, ma siamo certi che la sua carriera politica sia finita qui, avendo dimostrato un trasformismo degno del miglior Depretis; la rete dà, la rete toglie.

Sono divertenti invece le parole di Maroni, che dopo aver suggellato un nuovo patto con il diavolo, propone un giocoso artifizio contabile (Tremonti copyright), che avvantaggerebbe il nord permettendo di abolire ogni tassa scolastica e perfino il bollo auto; avrebbe potuto includere il canone Rai, già che c’era. Pare chiaro che avrebbe avuto più credibilità nella sua antica veste di (mediocre) tastierista.

Il (giovane) Letta al Tg3 pare invece abbia scoperto invece il problema della prescrizione breve dei processi, auspicando che vengano ripristinati i limiti antecedenti la riforma del 2005. L’annuncio non aveva, visto il “peso piuma” politico dell’oratore, neppure valore di buona intenzione, ma mostra che, volendo, anche i politici meno illuminati conoscono quali sarebbero le cose giuste da fare.

Ci corre l’obbligo di ricordare il professor Monti che, come new entry della campagna elettorale, non poteva esimersi dal sostenere che l’Imu è stato obbligato a vararla, che non se ne poteva fare a meno, che andrà rivista quella sulla prima casa. Dimentica però, di aver inviato l’avvocatura dello stato (a spese nostre), a sostenere che l’effetto sul patrimonio immobiliare della Chiesa non doveva essere retroattivo, come da più (ragionevoli) settori si chiedeva, e ha lasciato esenti i palazzi degli istituti di credito adibiti a fondazione. Il rammarico postumo per i proprietari di una sola casa, magari gravata da ipoteca, non è solo immorale, è anche ridicolo.

E veniamo a Bersani, che riesce nel miracolo di attrarre consenso senza promettere nulla né tantomeno avere un programma di governo; è una qualità anche questa. Ma un’affermazione chiara (ahimé), l’ha fatta: riguarda le liste pulite. Ha cioè giurato e spergiurato che nelle liste del Pd non ci sarebbero stati candidati “impresentabili”; peccato che alcuni nomi siano proferiti con timore e rispetto perfino da gente come Dell’Utri e Cosentino; parliamo dell’ottimo Crisafulli, del gentile Capodicasa, e Genovese, a voler citare i più noti; forse non le aveva lette bene, le sue liste. Su Berlusconi invece mi arrendo; non mi sento di dire nulla. Nel teatrino della politica, il capocomico resta sempre lui.

Fonte: http://www.reset-italia.net/

 

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