Energia e sovranità alimentare e fiscale: ecco il programma del M5S per la Sardegna

Beppe Grillo

 

Punto per punto le soluzioni del MoVimento 5 Stelle per affrontare e risolvere i problemi della Sardegna: dalla tutela ecologica, alle politiche del lavoro

Ecco come il movimento intende risolvere i problemi dell’Isola.

Problema energetico: un’emergenza che si sta facendo vieppiù drammatica, occorre una seria programmazione a livello regionale, un punto nodale da cui partire nel ripensare alla Sardegna del futuro.

Attualmente la Sardegna è in overcapacity, ovvero produce il 10% in più del suo fabbisogno, inoltre con la chiusura delle industrie più energivore questa quota è destinata ad aumentare. La sfida dei prossimi anni è quella, da un lato, di riuscire a chiudere le centrali più vecchie ed inquinanti (come la centrale ad olio combustibile di Fiumesanto a Sassari), dall’altro sviluppare un piano energetico che miri a creare una generazione distribuita sul territorio. Nel medio periodo la Sardegna può diventare un polo di ricerca internazionale sulle smart grid e la mobilità elettrica, attraendo investimenti e impiegando personale di alta qualificazione, inoltre il fotovoltaico e il minieolico associati all’agricoltura potranno ridurre i problemi che si manifesteranno nei prossimi anni, ovvero l’aumento del costo delle fonti fossili e la carenza alimentare.

Sovranità alimentare, energetica e fiscale: Rilanciando la nostra agricoltura si darebbe vita a un circolo virtuoso i cui effetti più evidenti sarebbero la sovranità alimentare, lo sviluppo locale, un aumento considerevole dei posti di lavoro, il recupero della biodiversità e dei saperi locali, nonché la drastica riduzione delle emissioni nocive dovute all’importazione di derrate alimentari.

Se sapremo ripartire dalla Sardegna, dai suoi tanti problemi, ma anche dalle sue infinite potenzialità naturali e culturali, potremo fare della nostra terra il laboratorio politico ideale di un nuovo modello di civiltà. Inoltre importante la risoluzione della vertenza entrate (lo Stato deve alla Sardegna circa 11 miliardi di euro) e l’istituzione di una ‘Agenzia Sarda delle Entrate’.

Lotta agli sprechi nella Pubblica Amministrazione, al fine sia di alleggerire il bilancio, sia di tagliare alla base gran parte del consenso clientelare dei partiti ottenuto tramite incontrollate e gratuite elargizioni pubbliche; ad esempio: stipendio dei consiglieri regionali allineato alla media degli stipendi nazionali, accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti, abolizione delle nuove Province, introduzione di nuove tecnologie per ridurre gli sprechi, regole precise sull’accesso all’impiego nella PA, garanti che possano regolare quell’acceso e controllare eventuali abusi o tentativi clientelari.

Sviluppo e incentivazione del turismo sostenibile e dell’eco-turismo, nonché del turismo anche nella bassa stagione (turismo congressuale o scolastico ad esempio). Valorizzazione del patrimonio archeologico a fini turistici.

Politiche in favore delle micro-piccole-medie imprese, in termini di semplificazione burocratica, accesso al credito. Limiti allo stra-potere bancario, riduzione della pressione fiscale, soluzioni alternative al sistema di riscossione coatta rappresentato da Equitalia. Rivalorizzazione delle professioni artigiane, soprattutto attraverso corsi di formazione ai lavori manuali e ‘praticantato in bottega’.

Favorire le produzioni locali, incentivazione dei mercati locali con produzioni provenienti dal territorio (prodotti orto-frutticoli, da allevamento, artigianato locale).

Politiche del lavoro: misure innovative per creare occupazione nel territorio attraverso la valorizzazione delle risorse locali e delle competenze acquisite. Corsi di formazione regionali per diverse professioni artigiane, corsi di auto-imprenditoria, corsi per i servizi in quei settori a forte impatto ambientale (ad esempio protezione e gestione della fauna e del territorio, riconoscimento biodiversità locali etc.). Incentivi economici a favore dell’imprenditorialità nelle sue diverse forme, supporto e consulenza per la creazione di imprese sul territorio. Incentivi alla formazione post-universitaria (Master & Back ad esempio), con l’obbligo di far rientrare nella regione le risorse una volta acquisite le competenze. Favorire l’acquisizione di strumenti pratici per il lavoro attraverso il coordinamento ed il collegamento tra le università e il mondo delle imprese, istituendo ad esempio un ‘Comitato di indirizzo’ che faccia da intermediario tra i due ambiti. Almeno una parte del programma di formazione universitaria dovrà essere dedicata alla pratica sul campo. Valorizzazione del capitale umano con competenze acquisite fuori dalla Sardegna.

Riconversione delle aree industriali dismesse e bonifica delle zone inquinate. Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale o ambientale. Incentivazione della pulizia costante dei boschi e delle campagne al fine di ridurre drasticamente la piaga degli incendi boschivi e promuovere il recupero di legna da ardere per il riscaldamento domestico. Incentivi a favore dei Comuni e dei privati cittadini in tal senso.

Acqua pubblica, acqua libera, contro l’alterazione del secolare rapporto dei sardi con l’approvvigionamento idrico tramite fontanili e sorgenti naturali.

Sviluppo della rete dei Trasporti interni e Continuità Territoriale, possibilità di una flotta sarda per evitare l’oligopolio di poche compagnie private che impongono prezzi esorbitanti danneggiando anche il turismo nella regione, fonte di importanza strategica per l’economia isolana.

Completa attuazione allo Statuto della Regione Autonoma della Sardegna.

Disincentivo all’uso dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane tramite sviluppo di reti di piste ciclabili protette estese a tutte le aree urbane ed extra urbane, campagne di sensibilizzazione all’uso della bicicletta, istituzione di spazi condominiali per il parcheggio delle biciclette, istituzione dei parcheggi per le biciclette nelle aree urbane.

Strutture per agevolare le fasce sociali più deboli (bambini, immigrati, anziani), abolizione delle barriere architettoniche per le persone con disabilità, costruzione dei luoghi di ritrovo per le minoranze, installazione di giochi nelle piazze e nei parchi. Incentivazione dell’edilizia universitaria (campus etc.), incentivi all’acquisto della prima casa.

Festival di integrazione multiculturale tra le diverse culture.

Copertura di tutto il territorio regionale con la banda larga. Corsi di informatica per le generazioni di meno giovani.

Nuove forme di educazione a partire dalla scuola primaria: educazione alla cittadinanza, a nuovi stili di vita più sostenibili: riciclo, raccolta differenziata rifiuti, educazione alimentare e sanitaria (attraverso l’informazione sulla prevenzione primaria focalizzata su alimentazione sana, attività fisica, astensione dal fumo e dall’alcol etc.), educazione ad un consumo consapevole e più sobrio nell’ottica dell’eliminazione gli sprechi e del superfluo, educazione allo scambio reciproco di beni e servizi come valore tra gli individui, un’usanza che in Sardegna era la regola e che ora rappresenta un’eccezione di piccoli e delimitati territori. Insegnamento delle tradizioni locali e della lingua sarda, contemporaneamente ad un’apertura verso il mondo attraverso l’insegnamento dell’inglese e di altre lingue.

link originale dell’articolo:
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=302

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